Casa Cuorinfranti.

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Letteratura La Commedia

Casa Cuorinfranti.

Commedia in tre atti di G. B. Shaw, scritta nel 1917. Nella prefazione l'autore dichiara di aver voluto descrivere quei ceti sociali ai quali la guerra ha distrutto tutti i valori e che vivono solo in virtù della forza vitale. Un vecchio lupo di mare, Shotover, vive con la figlia Ione e il genero Ettore, in una strana dimora costruita a forma di nave. Poi la solitudine dell'ambiente viene turbata da nuovi personaggi. Torna una figlia ripudiata ventitrè anni prima, Arianna; si installano in casa alcuni amici di Ione tra cui Mangan, accorto speculatore. Si forma così un mondo in cui la menzogna e la corruzione imperano. Il dramma trova la sua catarsi nella morte dell'avido Mangan, durante un'incursione aerea nemica.

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Commedia.

(dal greco: komoidía). Componimento drammatico, in prosa o in versi, di contenuto satirico o morale. Secondo Aristotele la c. ebbe origine dal corifeo dei canti fallici che, inserendo nel coro elementi di parlato, avrebbe originato in questo modo le prime forme di dialogo. Successivamente la c. greca si arricchì di altri elementi quali le maschere, il prologo, gli intrecci, ecc. L'elemento drammatico venne conferito alla c. da un'antica forma di teatro popolare diffusa dovunque nelle regioni greche. Un successivo impulso allo sviluppo della c. si ebbe con l'introduzione di alcuni elementi tecnici forniti dalla tragedia. Nel 488 l'arconte concesse alla c. il coro, iscrivendola con questo atto nel programma delle feste urbane tenute in onore del dio Dionisio. I primi esponenti della c. attica antica furono Chionide e Magnete, attivi attorno al 480 a.C. Successivamente raggiunse grande fama l'ateniese Cratino che, da vecchio, rivaleggiò con Aristofane, il maggiore rappresentante della poesia comica greca. Oltre a questi si ricordano anche i nomi di Eupoli, Frinico e Platone detto il Comico. Le c. attiche antiche erano strutturate secondo uno schema che prevedeva un prologo, nel quale venivano esposti gli antefatti, la parodos, cioè l'ingresso del coro e l'agòn, nel quale il protagonista si batteva per il successo dei suoi progetti. Tutte queste parti erano spesso intervallate da canti del coro. Dopo la caduta della democrazia ateniese in conseguenza della guerra del Peloponneso (404 a.C.) la c. dovette trasformare il suo primitivo carattere di satira politica e adattarsi al nuovo ordine delle cose. Scompare il coro e gli argomenti vengono tratti dalla vita comune. Questo tipo di c., detta "di mezzo", durò circa un cinquantennio (dal 380 al 330 a.C.). I suoi autori più significativi, esponenti di una cultura e di una società più raffinata e più colta, furono Antifane. Eubolo e Timocle. La c. nuova, fiorita successivamente al 330, ebbe come caratteristiche la passione per l'intreccio e per l'elemento amoroso. I suoi autori più significativi, esponenti di una società più colta e più raffinata, furono Difilo, Apollodoro, Posidippo, Filemone e Menandro, senza dubbio il più significativo. In seguito la poesia comica greca attraversò un periodo di decadenza definitiva durante il quale si venne trasformando in un nuovo genere letterario, il mimo. ║ C. latina. Ebbe origine nei fescennino, nelle satire e nelle atellane, cioè in quei primitivi componimenti poetici grossolani e osceni, con i quali i contadini italici solevano festeggiare determinate solennità. Durante queste feste venivano recitate rozze rappresentazioni che dovevano servire a propiziarsi le divinità. Questo primitivo genere di rappresentazione venne in seguito soppiantato da forme più evolute nelle quali il dialogo assumeva un'importanza rilevante e la danza veniva fatta corrispondere al canto e al suono. Questa nuova forma rappresentativa venne detta "satura" e, presso i Romani, durò per oltre un secolo, fino a quando non venne sostituita dalla c. palliata, introdotta a Roma da Livio Andronico. Gli argomenti e le scene di queste rappresentazioni erano di derivazione greca. Altro autore di palliate fu Nevio, del quale restano i titoli di trenta c. e alcuni frammenti. La palliata decadde progressivamente con il venir meno dei modelli greci dai quali traeva ispirazione. Venne in seguito sostituita dalla c. togata, così chiamata perché in essa i personaggi vestivano la toga romana in luogo del pallio greco. Questo genere di c. portava sulla scena usi, costumi e personaggi romani o italici e si distingueva dalla palliata per la maggiore semplicità di struttura e per Il carattere più popolaresco. Fra i maggiori autori di c. togate ricordiamo Titinio, T. Quinzio Atta e L. Afranio. In periodo medioevale la c., intesa come forma di rappresentazione autonoma, venne abbandonata in favore del dramma sacro e delle rappresentazioni comiche (farse). Il nome di c. venne dato a componimenti che, per la minore gravità della materia trattata, si distinguevano dagli altri generi di composizione. Nel XII e XIII sec. venne dato il nome di c. elegiache o epiche ad alcuni componimenti in lingua latina che trattavano argomenti di carattere classicheggiante ed erano spesso tratti dalle c. del periodo romano o greco. Un rifiorire della c. si ebbe nel periodo umanistico, con la riscoperta di numerose commedie di Plauto (1429) e di Terenzio (1432), che determinarono la dissoluzione della c. latina medioevale. Tra gli autori di questo periodo ricordiamo P.P. Vergerio, Leon Battista Alberti e Ugolino Pisani. Ai soggetti tradizionali tratti dalle c. classiche si aggiungevano gli spunti offerti dalle novelle del Boccaccio, dalla narrativa romanza e dai casi dell'esistenza quotidiana. Lo schema rispettava solitamente l'unità di luogo e di tempo, meno quella d'azione. L'introduzione sistematica del "volgare" si ebbe dopo la prima rappresentazione della Mandragola del Machiavelli, avvenuta a Roma nel 1520. Tra i lavori di questo periodo possiamo ricordare le c. di Ludovico Ariosto, la Calandria di B. Dovizi, I due felici rivali di Jacopo Nardi e le cinque c. di Pietro Aretino. Successivamente, gli spunti tratti dalla classicità vengono progressivamente abbandonati in favore di un realismo rappresentativo del quale la c. Il Candelaio di Giordano Bruno rappresenta l'esempio più evidente e più riuscito. La rottura con la tradizione precedente venne portata avanti con forza anche da Angelo Beolco detto il Ruzzante che, attraverso l'uso del dialetto padovano e la scelta di argomenti di carattere popolaresco, si distinse come l'autore che più di ogni altro ebbe la capacità di superare i confini della c. tradizionale e di porre le basi per un autentico rinnovamento del genere. Con lo sviluppo della c. dell'arte, avvenuto a partire dalla seconda metà del XVI sec., la c. si pose decisamente come reazione antiaccademica al di fuori di ogni schema letterario predeterminato. Lungo tutto il XVII sec. la c. letteraria attraversò un periodo di decadenza dal quale si staccarono solamente autori come Francesco Mariani, Carlo Tiberi e G. B. Andreini. La tendenza di questo periodo verificò una netta prevalenza della prosa e una divisione in tre atti piuttosto che in cinque. Venne abbandonato il prologo e scomparvero progressivamente alcune delle figure più sfruttate in precedenza, quali il Pedante e il Capitano. La c. si aprì, tra il XVII sec. e il XVIII, all'influenza spagnola e francese, con particolare riferimento all'opera di Molière, cui si rifece direttamente il senese Girolamo Gigli. La c. ritrovò una sua vitalità con Carlo Goldoni che, prendendo atto dell'ormai avvenuta decadenza della c. dell'arte, seppe far rifluire gli elementi positivi che in questa si potevano ancora rintracciare, in opere nelle quali è possibile cogliere lo spirito del suo tempo e il rinnovamento della forma artistica della c. La difesa della c. dell'arte venne portata avanti dal principale antagonista del Goldoni, Carlo Gozzi, che nelle sue Fiabe mise in scena un mondo popolaresco nel quale le maschere della c. dell'arte avevano la parte principale. La scuola goldoniana trovò numerosi imitatori, tra i quali ricordiamo Francesco Albergati e Giovanni de Gamerra, nei cui lavori prevalse la passione per i "colpi di scena" e per il sensazionalismo rappresentativo. Agli inizi del XIX sec., la c. italiana era dominata dall'influenza goldoniana e da quella del teatro comico francese. Tuttavia la produzione italiana fu estremamente povera di spunti originali e le note più significative vanno rintracciate nel melodramma. Si sviluppò tuttavia una vasta attività delle compagnie che lavoravano principalmente su c. estere, specificamente francesi. Gli autori italiani più significativi di questo periodo sono Riccardo di Castelvecchio, Vincenzo Martini e, per quanto riguarda la produzione comica, Paolo Ferrari. L'avvento del naturalismo e del verismo e il maggiore respiro europeo della cultura italiana degli ultimi anni del XIX sec., non permettono di seguire con linearità gli sviluppi del teatro comico nazionale. I momenti più significativi si ebbero comunque con l'opera di Luigi Pirandello con il quale viene decisamente superato l'impianto della c. tradizionale. Altri autori degni di nota sono Giannino Antona Traversi (Carità mondana, 1906; I martiri del lavoro, 1908), Roberto Bracco, Dario Niccodemi e Gioacchino Forzano. Tra la prima e la seconda guerra mondiale proseguì la tradizione del teatro borghese, nel quale si vennero tuttavia inserendo, sull'esempio di Pirandello, elementi grotteschi e satirici. Le opere più significative della produzione pirandelliana furono: Pensaci, Giacomino! (1916), Liolà (1916), Il berretto a sonagli (1917), Cosi è (se vi pare) (1917), Sei personaggi in cerca d'autore (1921), Enrico IV (1922). Autori più tradizionali e più vicini al gusto del pubblico furono Gherardo Gherardi, Guglielmo Zorzi, Cesare Giulio Viola, Sergio Pugliese. Nel secondo dopoguerra la c. di ambientazione popolare con struttura comica, ha trovato nel nostro paese la miglior espressione artistica nelle opere di genere dialettale e ambientazione napoletana di Eduardo De Filippo.

La commedia greca" di Raffaele Cantarella

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Shaw, George Bernard.

Scrittore e drammaturgo irlandese. Discendente da una famiglia protestante di ceto medio caduta in povertà, trascorse a Dublino un'infanzia e una giovinezza difficili, anche a causa del padre, dedito all'alcolismo. Nel 1976 si trasferì a Londra presso la madre, insegnante di canto, e diede inizio, tra molte difficoltà economiche, alla sua attività di scrittore. Fra il 1878 e il 1883 compose cinque romanzi, Sashel Byron (1886), Un socialista asociale (1887), Amore tra gli artisti (1900), Il vincolo irrazionale (1905) e Immaturità (1930), pubblicati a puntate su giornali e riviste, opere minori, nelle quali tuttavia si trovano in nuce trame e personaggi delle sue migliori commedie. Nel medesimo periodo, la lettura de Il Capitale di K. Marx si rivelò di fondamentale importanza nello sviluppo della personalità e delle idee politiche di S., determinando la sua piena adesione al Socialismo. Così egli si iscrisse alla Fabian Society, fondata nel 1884 da intellettuali che credevano in un Socialismo riformista, e iniziò a dedicarsi a un'intensa attività di propaganda delle teorie socialiste. Il suo impegno di oratore e conferenziere lo mise in contatto con alcune tra le personalità più note dell'epoca, in ambito letterario ed artistico. Fu proprio grazie all'appoggio di William Archer (critico teatrale e traduttore del drammaturgo norvegese Ibsen) che S. riuscì a entrare a far parte del mondo del giornalismo: fu critico d'arte per il periodico “The World”, critico letterario per la “Pall Mall Gazette” e dal 1888 al 1890 critico musicale (uno dei più autorevoli dell'epoca) per la rivista “The Star”, componendo con lo pseudonimo di Corno di Bassetto. I suoi contributi nel campo della critica musicale furono raccolti, in seguito, in un volume, Musica londinese 1888-89 (1937). Nel 1895 divenne critico teatrale del periodico “Saturday Review”, scrivendo una serie di articoli poi editi con il titolo Saggi e opinioni drammatiche (1907), per mezzo dei quali contribuì, grazie alla sua acuta polemica, al rinnovamento del teatro britannico. Come critico drammatico sostenne Ibsen quando l'autore norvegese venne ritenuto pericolosamente modernistico, e nel 1891 pubblicò La quintessenza dell'Ibsenismo, che rimane uno dei suoi saggi più significativi. In ambito musicale, la passione per Wagner spinse S. a dedicargli nel 1898 uno dei suoi saggi maggiori, Il Wagneriano perfetto. Fra le altre sue opere di carattere saggistico sono da menzionare i Saggi fabiani (1884), che contengono le linee essenziali del suo pensiero, nonché i più tardi Guida della donna intelligente al Socialismo e al Capitalismo (1928) e Il credo politico di chiunque (1944), accomunati dalla passione politica e sociale manifestata in essi dall'autore e dall'alternanza di argomentazioni ora serie e profonde, ora facete e paradossali. Già dal 1885 S. aveva iniziato a comporre per il teatro, con la commedia Le case del vedovo, ambientata negli squallidi slum londinesi, che fu rappresentata per la prima volta nel 1892, per l'inaugurazione dell'Independent Theatre; al biennio successivo risale la stesura di due altre commedie, Il cascamorto (1893) e La professione della signora Warren (1894), che furono pubblicate ma non portate sulle scene (nel 1894 quest'ultima opera, che affrontava il problema della prostituzione senza condanne moralistiche e in rapporto all'ordine sociale esistente, fu vietata dalla censura e arrivò sulle scene inglesi solo nel 1902). Le tre commedie citate, insieme ad altre quattro scritte nel medesimo periodo, furono pubblicate nel 1898 con il titolo di Commedie gradevoli e sgradevoli. Le quattro “commedie gradevoli” sono Le armi e l'uomo (1894), satira del Romanticismo e della falsa gloria della guerra, Candida (1895), una delle sue opere più acute e sicuramente quella più vicina al teatro di Ibsen, L'uomo del destino (1897) e Non si può mai dire (1898). Nel 1898 sposò l'ereditiera irlandese Charlotte Payne-Townshend e da allora S. si dedicò esclusivamente al teatro, scrivendo opere di grande successo, molte delle quali per il Royal Court Theatre di Granville-Barker. Nel 1901 uscì un'altra raccolta, Tre commedie per puritani, comprendente Il discepolo del diavolo (1897), Cesare e Cleopatra (1899) e La conversione del capitano Brassbound (1899), composte e pubblicate negli anni precedenti. Pur essendo molto apprezzate negli Stati Uniti d'America, le opere di S. non riuscirono subito ad affermarsi in Inghilterra: il successo arrivò solo nella stagione 1903-05, con la messa in scena di ben tre pièce, Uomo e superuomo (1903), L'altra isola di John Bull (1904) e Il maggiore Barbara (1905). Seguirono quindi Il dilemma del dottore (1906), pungente satira contro la scienza medica, Pigmalione (1913), forse la sua opera più famosa presso il pubblico, e Androclo e il leone (1913). Durante il primo conflitto mondiale, fu accusato di propaganda antibritannica per la pubblicazione di Il senso comune sulla guerra (1914) e per questo fu trattato con aperta ostilità. Tuttavia, dopo la fine del conflitto ottenne nuovamente popolarità presso i reduci con Le armi e l'uomo. Inoltre, a riconoscimento della sua straordinaria statura di intellettuale e di scrittore, nel 1925 fu insignito del premio Nobel per la letteratura. La sua carriera teatrale si chiuse con Torniamo a Matusalemme (1922) e Santa Giovanna (1923), quest'ultima una delle figure più umane e suggestive da lui create, anche se continuò a comporre quasi fino alla morte; fra le sue ultime opere, più inclini a una valutazione satirica e drammatica dell'esistenza, sono da ricordare Troppo bello per essere vero (1931), Fra gli scogli (1933), La milionaria (1935), Ginevra (1938). Rimasto vedovo nel 1943, trascorse gli ultimi anni della sua vita nella sua casa di Ayot Saint Lawrence. Deciso fautore di un teatro di idee basato su un progetto di rigenerazione sociale, S. creò i suoi personaggi come portavoce delle proprie teorie e opinioni. Del declinante spirito vittoriano e puritano e della società della fine del secolo, egli non si lasciò sfuggire nessuna delle debolezze, colpendole con la sua critica feroce e pungente: mise a nudo le contraddizioni dei valori convenzionali, demolì le false illusioni, mostrò l'inconsistenza degli ideali (l'amore, la famiglia, l'eroismo, la scienza) indicati come i fondamenti della società civile. Tipico esponente della borghesia intellettuale antiborghese, affidò il suo messaggio di progresso sociale e dello spirito soprattutto alle commedie, caratterizzate dalla vivacità del dialogo, dall'intelligenza del dibattito, dall'acuta caratterizzazione dei personaggi (Dublino 1856 - Ayot St. Lawrence, Hertfordshire 1950).

 

LE OPERE DI GEORGE BERNARD SHAW
Opere teatrali
1892
1893
1894
1894
1895
1897
1897
1898
1899
1899
1903
1904
1905
1906
1913
1913
1920
1922
1923
1927
1929
1931
1933
1933
1935
1938
1939
Le case del vedovo
Il cascamorto
La professione della signora Warren
Le armi e l'uomo
Candida
L'uomo del destino
Il discepolo del diavolo
Non si può mai dire
Cesare e Cleopatra
La conversione del capitano Brassbound
Uomo e superuomo
L'altra isola di John Bull
Il maggiore Barbara
Il dilemma del dottore
Pigmalione
Androclo e il leone
Casa cuorinfranto
Torniamo a Matusalemme
Santa Giovanna
L'imperatore d'America
Il carretto delle mele
Troppo bello per essere vero
Fra gli scogli
Avventure di una ragazza nera in cerca di Dio
La milionaria
Ginevra
Ai bei tempi del buone Carlo
Saggi
1884
1891
1898
1907
1914
1928

1937
1944
Saggi fagiani
La quintessenza dell'ibsensismo
Il wagneriano perfetto
Saggi e opinioni drammatiche
Il senso comune sulla guerra
Guida della donna intelligente al Socialismo e al Capitalismo
Musica londinese 1888-89
Il credo politico di chiunque
Romanzi
1871
1886
1887
1900
1905
1930
Romanzi della mia minore età
Sashel Byron
Un socialista asociale
Amore fra gli artisti
Il vincolo irrazionale
Immaturità

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